Manca ormai poco e saremo pronti a fare un conto alla rovescia. Scandiremo in dieci tempi l’arrivo di questo nuovo anno.
L’ultimo giorno dell’anno è una celebrazione: per qualcosa che sta iniziando, ma anche per qualcosa che sta finendo. Che significato ha tutto questo per noi? Ci importa di più di ciò che sta finendo o di ciò che inizierà?
Sembra un po’ un paradosso: fine o inizio?
Ci ricorda un po’ una frase da nonni per gli auguri di capodanno, quel “buona fine e buon principio” che ci fa un po’ sorridere.
Ma se ci fermiamo a pensare un attimo è proprio questo. Questo 31 di dicembre, possiamo disegnarlo con due colonne, una per inizio e una per fine, con dentro lo spazio per scrivere il bilancio dell’anno passato e i propositi per quello che sta per iniziare.
Ma visto che a noi le categorie non piacciono troppo, lo disegniamo con un cerchio: in una metà c’è l’inizio e nell’altra metà c’è la fine, così da non distinguerne bene i confini.
Perché in fondo è proprio questo il punto: attendiamo sia l’inizio che la fine.
Con l’aria di capodanno sentiamo che è arrivato il momento di fare bilanci&propositi. Magari sempre con quel pizzico di ironia e cinismo, elencando le non gioie e le sfighe dell’anno passato e non aspettandoci granché dall’anno che viene. Notando quello che avremmo desiderato e che non è arrivato, e che per cui magari abbiamo anche perso la speranza.
Ma lasciando da parte ironia e cinismo per un attimo, proviamo a farli davvero questi propositi&bilanci, ma senza esagerare. Proviamo a disegnarlo, questo cerchio, a vedere inizio e fine come non troppo distinte. A disegnarci dei puntini per rappresentare quello che è stato dell’anno passato, e altrettanti puntini per rappresentare cosa desideriamo per quello futuro.
A capodanno di qualche anno fa, in uno dei vari momenti di allegria e spontaneità, con degli amici abbiamo fatto un video dedicato ai “noi stessi del futuro”: ognuno avrebbe dovuto mandare un messaggio al sé stesso di un anno dopo, ma alla fine tutto ciò che abbiamo detto è stato; QUANTO – È STATO – BELLO – QUEST’ANNO.
Lo abbiamo detto così, a scatola chiusa, tra risate, brindisi e musica. Nessuno sapeva davvero come sarebbe stato quell’anno, a parte qualche proposito fatto poco prima.
Ma gli abbiamo dato fiducia a quell’anno. Personalmente fu un anno faticoso, pieno di scoperte, riorganizzazioni, novità, momenti di stallo, crescita, up&down, consapevolezza e l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Ma ancora adesso, dopo qualche anno, ricordo quel momento e quel video con affetto e un pizzico di nostalgia, e mi dico: diamo fiducia all’anno che arriverà e ringraziamo anche i momenti più faticosi e difficili di quello passato, un po’ come Marie Kondo fa con i vestiti che non ci sentiamo più di mettere.
Perché la vita è un po’ così, todo pasa por algo, everything happens for a reason: tutto accade per una ragione. Ma non perché siamo predestinati.
Semplicemente perché il nostro è un processo di crescita e di apprendimento. E per crescere ed imparare abbiamo bisogno di tutto: del positivo e del negativo, di inciampare mentre camminiamo, di tuffarci di testa, di aver paura dell’altezza, di perderci, di non sapere, di confonderci, di avere un’illuminazione, di capire, di nuotare in acque sicure e anche di andare più a largo.
Una volta mi hanno fatto questa domanda: per imparare a nuotare ti hanno insegnato oppure ti hanno buttato subito in acqua?
Entrambe le cose, ho risposto.
Ho avuto persone che mi hanno insegnato, spiegato, mi sono state accanto mentre muovevo piedi e mani disordinatamente, che mi hanno messo i braccioli e tenuto per mano. Ma anche dei momenti in cui, per la prima volta, ho nuotato da sola, e mi sono sentita persa non sentendo la terra sotto i piedi. Ma poi ho mosso mani e piedi, disordinatamente e sono rimasta a galla, contenta di avercela fatta. E ho nuotato. Da sola, ma anche in compagnia.
E allora facciamoci questi auguri old fashioned per questo nuovo anno: buona fine e buon principio.
Pronti a ringraziare quanto è stato, ma anche a desiderare, accogliere, ringraziare, lavorare, faticare, imparare e crescere, nuotando da soli e in compagnia.