Se parlare del corpo non significa riferirsi ad un oggetto del mondo, ma a ciò che dischiude un mondo, quello che scorgo in procinto di agire, o paralizzato dallo sguardo dell’altro, o incoraggiato da un gesto, o piegato dal dolore, non è il mio corpo, ma sono io.
U. Galimberti
Cosa vuol dire “essere consapevole del proprio peso”? Cosa si intende per “peso”? Avvertire il peso di qualcosa significa sentirne la presenza. Se qualcosa ha un peso, significa che in un qualche luogo e in un qualche tempo quel qualcosa è presente, esiste. Sembra ovvio e, in effetti, lo è.
Eppure a volte sono proprio le cose più ovvie a sfuggirti, forse perché continui a credere che “ovvio” e “scontato” siano sinonimi, ma così non è. E allora, un primo passo potrebbe essere smettere di dare per scontato l’ovvio e riappropriarsi di ciò che invece è estremamente naturale. Per poi domandarsi: un primo passo verso cosa e a che pro?
Senza dubbio, la nostra è una cultura erede di una visione dualistica del mondo, che guardava alla mente e al corpo come due entità assolutamente distinte e che come tali dovevano essere studiate e, allora, il corpo diventava macchina e la mente qualcosa di lontano e misterioso. Fortunatamente, però, la nostra è anche una cultura che, seppur lentamente, si sta evolvendo. Autori come Reich, Lowen e Biswanger, o Minkowsky, giusto per citarne qualcuno, hanno capito che tale divisione non solo è impossibile, ma è anche dannosa; una divisione che inevitabilmente comporta una dimenticanza, ed è di noi stessi che ci dimentichiamo.
Anche grazie questi autori, ma non solo a loro, oggi sappiamo, almeno concettualmente, che quel corpo che consideri tuo non è semplicemente un insieme di pezzi che meccanicamente collaborano. Il tutto è maggiore della somma delle parti, e quel “di più” sei tu.
Adesso, forse appare più chiaro il senso della citazione all’inizio di questo articolo. Galimberti dice che il corpo non è un oggetto nel mondo, ma ciò che dischiude un mondo. Detto in altri termini, il “tuo” corpo è l’unica possibilità che hai di esistere, di essere nel mondo, l’unica possibilità di essere. Il tuo corpo, dunque, sei tu, e il tuo modo di essere corrisponde al tuo modo di essere nel mondo, al modo che hai di relazionarti al corpo e di interpretarlo; in un certo senso, di crearlo.
“Essere consapevole del proprio peso” significa sentire, anzi sentirsi. E questo “sentirsi” è senza dubbio sinonimo di ascoltarsi. Un ascolto, di tipo corporeo, ma non nel senso descritto dalla biologia, ma un ascolto attivo rivolto a te stess*.
Un ascolto “significativo” non semplicemente perché dotato di significato, ma perché dà significato. Ascoltare il tuo corpo, il peso che ha, è un modo per comprenderti, farti delle richieste, soddisfare qualche bisogno, anche il più piccolo, e (ri) trovare il tuo equilibrio. A volte basta cambiare punto di vista e tutto potrebbe apparire diverso da come lo credevi.
E allora provaci, a sentirti. Cammina, osserva l’alternarsi dei tuoi passi, cogli le sfumature e le differenze, perché nessun passo è identico all’altro. Cammina, concentrati e senti il tuo peso, respira.
Ti sorprenderà scoprire quante volte te ne dimentichi.
Articolo in collaborazione con Alessandra Chiffi, tirocinante presso Apsicologa.